Vino Santa Messa «Giglio»

Al momento della consacrazione, secondo il dogma cattolico della «Presenza reale», il vino si trasforma realmente in sangue. Questo fenomeno è detto più precisamente «transustanziazione», ovvero trasformazione in un’altra sostanza, pur nella permanenza delle caratteristiche sensibili del vino originario come colore, aroma, gusto, quantità.

Vinum debet esse naturale ex genimine vitis et non corruptum

Questa definizione è tratta dal Canone 924 del codice di Diritto Canonico Pio-Benedettino – rimasta invariata nel codice rinnovato nel 1983 da Papa Giovanni Paolo II – e ci da le indicazioni per la realizzazione del vino della Santa Messa che deve essere naturale, del frutto della vite e non alterato. Il vino utilizzato nella celebrazione eucaristica deve essere pertanto genuino e ottenuto con uva pura, senza aggiunta di nessuna sostanza estranea. Per agevolarne la conservazione a lungo e in perfetto stato, il vino per la Santa Messa deve avere un grado elevato, coincidente con quello dei vini liquororsi, ma nel rispetto della gradazione massima consentita di 18% in volume. Il cromatismo del vino non viene menzionato nel diritto canonico. Fino al 1880 veniva utilizzato il vino rosso, simbolo del sangue di Cristo, poi gradualmente è stato sostituito dal vino bianco, per motivi pratici e per rendere così meno evidenti eventuali macchie sui paramenti sacri.

Informazioni aggiuntive

Bottiglia

Bordolese da 750 ml

Confezione

6 bottiglie

Gradazione alcolica

max 18% vol.